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05/07/2018

Il Patriarca di Venezia in visita alla Comunità Villa San Francesco

"Non ci si è fermati per raccogliere i sassi e rilanciarli, ma per costruire", ha affermato il patriarca di Venezia Mons. Francesco Moraglia in visita prima alla Cooperativa Arcobaleno '86 e al Museo dei Sogni, Memoria, Coscienza e Presepi di Feltre e poi alla Comunità "Villa San Francesco" di Facen di Pedavena, appartenente al Centro Italiano Femminile Ente Morale di Venezia. Si è detto onorato di ripercorrere i passi dei suoi predecessori illustri in questi luoghi, come il patriarca Roncalli, poi papa Giovanni XXIII e ora santo, e il patriarca Luciani, poi papa Giovanni Paolo I che, forse già tra un anno, sarà proclamato beato. Ha iniziato la sua visita dalla Cooperativa Arcobaleno, luogo di vita e di lavoro dei ragazzi della Comunità "Villa San Francesco", che tra gli assemblaggi sottoposti al controllo qualità e la cura attenta e scrupolosa dei fiori scoprono il gusto della dignità, della libertà, del pane sudato onestamente. L'Arcobaleno, con i colori dopo le tempeste della loro vita, diventa casa che accoglie centinaia di migliaia di visitatori, soprattutto ragazzi e giovani (ieri il patriarca ha aggiornato il tabellone che segna i gruppi in visita, ora 4073), che qui vengono assetati di domande, di sogni, di desideri, e si lasciano toccare dalla memoria del futuro, composta dalle storie di donne e uomini sulle quali tutti noi camminiamo, per capire che anch'essi sono pietre su cui domani altri cammineranno. Con molta serietà e proteso all'ascolto, il patriarca ha visitato senza fretta anche il Frutteto Biblico, dove sono presenti tutte le piante citate nei quattro vangeli, sostando in particolare davanti alla tabella che indica il tema educativo del 2018, "Restituisciti al mondo prima che venga sera".

Si è poi recato a Facen di Pedavena, dove ha visitato la Casa Emmaus e Casa degli Affreschi, fermandosi davanti all'affresco di san Luigi Orione, sacerdote e santo molto caro ai ragazzi di "Villa San Francesco". Sceso in Comunità, ha potuto ritrovare l'arte, pilastro della vita comunitaria, negli oltre duemila quadri qui presenti, e spingere lo sguardo verso il feltrino, con riferimento al santuario dei santi Vittore e Corona; un paesaggio semplice ma distensivo, utile per dipanare matasse di preoccupazioni e pensieri che le storie difficili di questi ragazzi portano inevitabilmente con sé. Dopo una cena a base dei prodotti coltivati e preparati dagli stessi ragazzi, in particolare il pesto in omaggio alle origini genovesi di Mons. Moraglia, alle 20 si è celebrata la solenne Concelebrazione Eucaristica, con venti sacerdoti, due diaconi e un ministro straordinario dell'Eucaristia. Il paese di Facen si è stretto attorno al patriarca in processione dalla Comunità alla chiesa parrocchiale di Facen, e si è stretta attorno a S. B., di anni 14, che da un anno vive in Comunità e ha chiesto di poter essere battezzato e poter fare la prima comunione, voluto bene da tutto il paese per l'impegno e la simpatia con cui si occupa della vendita delle uova del pollaio della Comunità e dello sfalcio dell'erba del pra santo, il vecchio cimitero di Facen, ora un prato che lui regola con la falce. "Tu chiedi il battesimo, e questo ci aiuta a riflettere sulla nostra fede, sull'acqua che dà la vita, sul fatto che da soli siamo nulla destinato a morire, mentre insieme siamo chiesa; chiediti sempre, alla fine di ogni giornata recitando il Padre Nostro, non cosa diranno gli altri, ma cosa dici tu, Signore, di questa mia giornata", le parole di Mons. Moraglia a S., accompagnato con gioia dal padrino Sisto Barp, volontario della Comunità, da M.C., 15 anni, che vive assieme a S. in Comunità e che ha promesso di aiutarlo nella sua vita cristiana, e da tutta la Comunità "Villa San Francesco", meravigliata e grata dei doni che la Provvidenza non ha mai fatto mancare in 70 anni di vita, attraverso le mani e i volti di tanti, ora con questo segno nuovo e grande che impegna e incoraggia a continuare a spendere la propria vita e coltivare i sogni, tenendo sempre lo sguardo alto e lontano.

Ragazzi, educatori, volontari e amici della Comunità "Villa San Francesco"

Il Patriarca a Villa San Francesco, a Facen di Pedavena: «Nostro compito è fare sintesi fra memoria e futuro, per fare il bene» di Giorgio Malavasi 2 luglio 2018

«Restituire prima che divenga sera»: non è solo una frase scritta su un muro e neppure solo il motto che la comunità di Villa San Francesco, a Facen di Pedavena, si è data per caratterizzare questo 2018.

«È saggezza di cui fare tesoro, per fare sintesi fra il passato e il futuro, costruendo il presente». Lo sottolinea il Patriarca Francesco, che nel pomeriggio di lunedì 2 luglio visita la comunità creata dal Cif (Centro italiano femminile) di Venezia e che proprio quest’anno compie 70 anni.

Fondata infatti nel 1948, per accogliere bambini fisicamente fragili e bisognosi di ristoro, la struttura si è via via arricchita di funzioni e servizi. Si sono aperte le comunità che accolgono bambini e ragazzi in difficoltà per problemi familiari, personali e bisognosi di riferimenti affettivi validi. Ed è stato realizzato il Museo dei Sogni, della Memoria, della Coscienza e dei Presepi.

L’obiettivo di fondo di Villa San Francesco è l’accoglienza nel segno di un’educazione ispirata al Vangelo. «Perciò “restituire prima che divenga sera” – rimarca mons. Moraglia durante la sua visita – è il nostro spazio e la nostra responsabilità. La memoria chiede di essere proiettata sul futuro e in questo movimento ci sono la speranza e la nostra opportunità di fare il bene».

Il patriarca Moraglia: «Papa Luciani presto beato» di Francesco Dal Mas 3 luglio 2018

La visita alla cooperativa Arcobaleno accompagnato dai ragazzi: emozioni e suggestioni nella sala del Museo dei sogni e alla vista dei presepi

Ecco l’annuncio tanto atteso dai bellunesi, e non solo. «Giovanni Paolo I sarà presto beato». Il miracolo, dunque, è stato riconosciuto? Sorride Francesco Moraglia, il patriarca di Venezia. Lo incontriamo in vista ai ragazzi della Comunità di Villa san Francesco, prima a Feltre, poi a Facen, dove lo sono stati, come suoi predecessori, Angelo Roncalli, divenuto poi papa e già santo, e, appunto, Luciani. Moraglia percorre a piedi, accompagnato dal popolo di Facen, presenti anche i sindaci De Bortoli e Perenzin, la salita che dall’antica casa del Cif porta in chiesa.

Agli anziani del paese sembra di rivivere gli incontri con i patriarchi di Venezia, mezza dozzina e con 40 vescovi. Il cronista impertinente si fa avanti e ricorda a mons. Moraglia che Aldo Bertelle, il direttore, ha fatto pregare i suoi ospiti, prima per Roncalli santo e poi per Luciani beato. «Pregano bene, i ragazzi di Aldo, perché probabilmente siamo arrivati alla decisione conclusiva da parte di chi ha l’autorità nella Chiesa di annoverare fra i beati l’ex patriarca e papa Albino Luciani».

Questo significa – curiosiamo – che il miracolo avvenuto in Brasile è davvero avvenuto? «Mi pare di sì», risponde Moraglia. «Ci vuole forse ancora qualche mese di preghiera», aggiunge. «Speriamo che nel 40°dell’elezione al soglio pontificio, il 26 agosto a Canale d’Agordo, possa essere confermato questo annuncio», interviene Bertelle. «Noi, eccellenza, continueremo a pregare».

S’è emozionato, il patriarca, a visitare, appena arrivato a Feltre, il museo dei sogni, le altre esposizioni dell’Arcobaleno, i lavori artigianali della comunità, le coltivazioni di ciclamini, il frutteto biblico, i pollai, i presepi. Ad accompagnarlo sono stati Francesca, i volontari, i ragazzi, i dirigenti del Cif, il sindaco Perenzin. «È facile tirare i sassi, è meglio raccoglierli per costruire: è questo il primo significativo messaggio che qui all’Arcobaleno ho raccolto», confessa il patriarca. «Qui ho trovato la memoria ed ho pure incontrato il futuro. Noi però viviamo il presente. Per viverlo al meglio dobbiamo far sintesi tra la memoria che ci può arricchire e questo avviene se facciamo tesoro di un’altra frase che qui ho trovato nel frutteto: restituire prima che si faccia sera. Il presente, dunque, per fare il bene. Ed è urgente farlo – questa è la lezione umile della comunità – prima che il presente ci sfugga di mano».

Lasciato l’Arcobaleno, Moraglia è salito a Facen, dove ha visitato il cenacolo degli affreschi, dipinti da Vico Calabrò con i ragazzi. «È una forte emozione salire per questa strada, passo dopo passo, come Roncalli, Luciani, gli altri patriarchi. Per me», ha confidato Moraglia, «resta l’impegno a realizzare quanto loro avevano intravisto». —

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