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08/02/2022

Articoli che parlano di noi!!!

La Comunità Villa San Francesco e il Museo dei Sogni su TV2000

Il programma IN CAMMINO di TV2000, che racconta il cammino verso il Sinodo partendo dal racconto della vitalità di gruppi, esperienze, associazioni, parrocchie, diocesi, movimenti in Italia, ha realizzato un servizio sul Museo dei Sogni e le iniziative della Comunità. Ha condotto la trasmissione Enrico Selleri.

Il pane "condiviso" del vescovo <<è il Natale della salvezza>>

dal corriere delle Alpi di lunedì 27 dicembre 2021

di Francesco Dal Mas

Alla tavola della coop Arcobaleno la pagnotta benedetta dal papa

dal Corriere delle Alpi di lunedì 20 dicembre

di Francesco Dal Mas

Il papà di Viviana, una ragazza in condizioni molto gravi, che ha bisogno di assistenza continua, di notte ha confezionato una pagnotta e l’ha portata all’Arcobaleno. Gli amici di Davide, che da anni, a Belluno, si alternano nell’assistenza al paziente, pure loro hanno impastato un pane. Così hanno fatto le cinque parrocchie di Sovramonte e quella di Cencenighe.

La creatività e, prima ancora la fantasia dei ragazzi di Villa San Francesco e della cooperativa Arcobaleno sono davvero senza limiti. Il vescovo Renato Marangoni ieri pomeriggio è tornato al Museo dei sogni di Feltre e che cosa ha trovato? Una tavola imbandita con ben 25 pagnotte.

«Queste, eccellenza, sono le Pagnotte del mondo», così gli si è rivolto Aldo Bertelle, direttore della comunità, «le Pagnotte della condivisione, pane tanto più indispensabile oggi». Il pane della condivisione che richiama un’altra condivisione, quella dei vaccini. Nulla, in comunità, accade per caso.

Sorpreso il vescovo Marangoni, ma sorpresi anche il sindaco Paolo Perenzin e il collega di Pedavena Nicola Castellaz. E sorpresi pure coloro che ieri pomeriggio sono stati invitati alla singolare mensa.

No, le pagnotte non verranno consumate. Il prossimo mese saranno distribuite – accompagnate al sale ricevuto da ogni parte del mondo – a comunità impegnate, come quella di Facen di Pedavena e di Feltre, a ritrovare il senso della vita, fin da quando si è bambini in difficoltà.

Sorpresa doppia, ieri, quando vescovo, sindaci ed altri amici della comunità hanno scoperto che uno di questi pani proveniva dalla cucina di Santa Marta, quella che confeziona i pasti di papa Francesco e dei suoi commensali. Un pane benedetto dallo stesso papa.

Un’altra pagnotta è quella dei giovani detenuti del carcere napoletano di Nisida, e un’altra ancora di padre Pier Luigi Macalli, rapito per due anni nel Sahel. Una più “simbolica” dell’altra, come quella del centro don Tonino Bello di Alessano, incisa con la croce pettorale dell’indimenticabile vescovo, di cui Bergoglio ha autorizzato il via alla beatificazione.

Il vescovo Marangoni, rispondendo a Samuel, ragazzo della comunità, ha promesso che anche lui impasterà un pane, lo porterà sull’altare alla messa di Natale, per poi metterlo a disposizione.

«L’idea di realizzare le 25 pagnotte con il sale proveniente da tutti i continenti», ha scritto in un messaggio il ministro Federico D’Incà, impegnato a Roma, «assume un forte valore simbolico e abbraccia quello spirito di unione e di collaborazione indispensabile per affrontare il futuro. Credo che la solida base di un Pianeta sempre più veloce e interconnesso, ma che allo stesso tempo presenta insidie e difficoltà quotidiane, con forti squilibri sociali che vanno necessariamente risolti, debba risiedere nella solidarietà: dobbiamo essere capaci di mettere da parte i protagonismi a favore della cooperazione e di una più decisa sensibilità nei confronti di chi è più fragile».

Benvenuti alla casachiesa

Una comunità di Facen di Pedavena (BL) che si occupa di ragazzi in difficoltà e di persone con disabilità è anche il cuore di una delle più interessanti e innovative esperienze in seno alla Chiesa. Ecco perché sant’Antonio berrà un caffè con loro.

dal Messaggero di Sant'Antonio

05 Novembre 2021 | di Giulia Cananzi

L’esperienza della casachiesa o la chiesacasa aperta a Facen di Pedavena alle porte di Feltre (BL) durante il lockdown – e ancor oggi in corso – sarebbe piaciuta a sant’Antonio. Come molti viandanti di oggi, vi sarebbe entrato scoprendovi un mondo. Nel tabernacolo di questa chiesa-oratorio dedicata al patrono san Francesco Saverio, c’è il Santissimo che tutto irradia. In un angolo c’è la «cucina», dove si può gustare un «cafffè» con tre effe – buono e giusto, scelto da un’ampia selezione di caffè equo e solidale – e una profumata fetta di dolce, fatta dai detenuti del carcere Due Palazzi di Padova. C’è poi lo «studio», con tanto di computer per lo smart working e la biblioteca. E per i più esigenti ecco l’armadio delle stole, che custodisce una collezione di ben cento paramenti appartenuti a santi, vescovi, Papi e illuminati sacerdoti, da don Milani ad Antonio Riboldi, da Leopoldo Mandić a Giovanni XXIII, da Hélder Câmara a David Maria Turoldo, da Albino Luciani a papa Francesco.

Un viaggio nell’umanità, nella Chiesa e nel mondo, racchiuso in un luogo in apparenza sperduto, a mezza collina, nella diocesi di Feltre e Belluno, oggi meta di turisti ma anche di sacerdoti, incuriositi dall’esperimento di una Chiesa che si rinnova. Un luogo d’incontro che è anche un luogo dei segni, dove le cose parlano di Dio e degli uomini in un mix da capogiro. «I sogni sono così, senza limiti e senza confini» ride Aldo Bertelle, ideatore della strana casa e direttore della Comunità Villa san Francesco per ragazzi in difficoltà, realtà nata in seno al Cif (Centro italiano femminile) di Venezia nel 1948 e che ha gemmato in oltre 70 anni di vita altri «boccioli» di bene: tra questi, la cooperativa Arcobaleno che accoglie persone con disabilità mentale.

Ma c’è anche il più visionario museo che ci sia, il Museo dei Sogni, della Memoria, della Coscienza e dei Presepi, dove trovi l’inimmaginabile: un pezzo del muro di Berlino, un frammento di tegola di Hiroshima, i sassi dell’11 settembre ma anche le macerie della scuola di San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 bambini e una maestra. E c’è anche un mappamondo di vetro che contiene, mischiate, le terre dei 199 Paesi del mondo. Accoglienza, condivisione, solidarietà, ascolto, memoria e futuro. Ancora una volta, un mix da capogiro.

È qui che sant’Antonio si fermerà durante il suo viaggio ideale per l’Italia che stiamo seguendo da inizio anno, lasciando un segno concreto: un’offerta da destinare ai ragazzi della Comunità Villa san Francesco e della cooperativa Arcobaleno, dopo mesi di difficoltà umane ed economiche, dovute alla pandemia. Una realtà di bene, piccola, locale, che ha però la capacità di aprirsi al mondo in modo profetico. Una scelta provvidenziale, che segna anche un passaggio nel percorso di sant’Antonio, da naufrago a frate sperduto per l’Italia, a cittadino del mondo. «Quando l’ho saputo mi sono emozionato – afferma Bertelle –. Credo che l’idea di far camminare sant’Antonio per le strade d’Italia e farlo fermare nelle realtà che s’impegnano a favore delle persone in difficoltà e delle comunità sia un bellissimo segno».

E Bertelle di segni se ne intende, visto che nella sua comunità tutto ciò che succede è vita condivisa: «I ragazzi della comunità, anche quelli con più difficoltà, accolgono i visitatori del Museo dei sogni o le persone che vengono nella casachiesa». La Parola si fa segno, il segno si fa Parola. «Se ami la Chiesa – conclude – devi sperimentare, devi osare. Non devi arrenderti alle chiese vuote. E se osi e cerchi di volare alto anche i giovani ti seguono». Vangelo e carità, le due parole al cuore del carisma di sant’Antonio vivono già in questa realtà. Preparate un caffè con «tre effe», sant’Antonio sta per arrivare.

Mattone del mondo

dall'Osservatore Romano del 25 ottobre 2021

di ALVISE SPERANDIO

Un mattone di vetro, con dentro un pugno di terra proveniente da 199 Paesi del mondo, come simbolo della comune origine e appartenenza dell’umanità. È quello che il 13 settembre scorso è stato deposto a Canicattì, in provincia di Agrigento, sulla tomba di Rosario Livatino, il “giudice ragazzino” assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990, beatificato il 9 maggio di quest’anno e venerato dalla Chiesa come martire. A portarlo fino a lì è stata la staffetta ciclistica che ha attraversato l’Italia in 19 tappe per 1.500 chilometri: partita da Feltre, in provincia di Belluno, è arrivata a destinazione passando per Venezia, Ravenna, Assisi,Roma e, poi ancora, per la costa tirrenica meridionale, Messina e Catania. L’iniziativa è stata realizzata dalla comunità per minori disagiati e disabili Villa San Francesco di Facen di Pedavena con il suo Museo dei sogni, della memoria, della coscienza e dei presepi, ospitato a Casonetto Calcin in una vecchia fattoria didattica, un tempo luogo di cura della locale azienda sanitaria. Qui ha sede la cooperativa sociale Arcobaleno ’86 onlus creata per dare un futuro di dignità e autonomia a questi ragazzi.

Il progetto del mattone ebbe inizio nel 1998, anno di nascita del museo e cinquantesimo anniversario di fondazione della comunità. Voluta nel dopoguerra dal Centro italiano femminile di Venezia, con Maria Monico in testa, fu poi negli anni tanto amata e sostenuta in particolare dal segretario personale di Papa Giovanni XXIII, il cardinale Loris Capovilla, dal patriarca di Venezia, cardinale Marco Cé, e dal vescovo di Acerra Antonio Riboldi. Oggi la comunità accoglie ventidue ragazzi (oltre quattromila quelli passati sin dall’inizio), la cooperativa altri otto. «Il nostro servizio si svolge nel campo dell’educazione e ogni anno ci diamo un tema. Quella volta fu: “Spendi la vita e coltiva i sogni”», racconta Aldo Bertelle, 68 anni,direttore da quando ne aveva appena 20. «Decidemmo così di chiedere a 199 Paesi, per via diplomatica, di farci avere un pugno di terra, come simbolo dei sogni del loro popolo. Da tre anni abbiamo avviato la “restituzione ”, già avvenuta nelle mani di ventisei rappresentanti di nazioni. Il primo è stato Papa Francesco. Ora siamo ripartiti dopo il blocco per il covid ed è stata la volta dell’Italia. La scelta è caduta sul giudice Livatino dopo un sondaggio che ha avuto 304 risposte e 164 possibili destinazioni, perché egli incarna una storia fatta di coraggio, dedizione, fede. Una persona credente e credibile». Un pensiero è stato rivolto anche al testimone oculare dell’agguato, avvenuto al chilometro 10 della statale per Agrigento, la cui vita è cambiata perché messo sotto scorta per paura di ritorsioni. In 23 anni al Museo sono stati raccolti più di ottocento pezzi di qualsiasi provenienza, per ricordare personalità ed eventi di valore. C’è, per esempio, parte di una tegola bombardata dagli americani a Hiroshima,di cui ne esiste solo un’altra al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite. All’ingresso della struttura è esposto uno dei vagoni della morte usati per le deportazioni al campo di concentramento di Auschwitz, a monito presente e futuro di cosa fu l’olo causto. Una grande sezione, poi, è dedicata ai presepi: ce ne sono oltre duemila di 156 nazionalità diverse. Ne scaturisce una raccolta simbolica di vite ed esperienze, anche dolorose, ma significative, da cui trarre consapevolezza e insegnamento. «L’umanità — sottolinea Bertelle — pur divisa da realtà geografiche e contingenti diverse, condivide lo stesso destino. Il mattone sta lì a significare che tutto ciò che succede nel mondo ci tocca tutti. Rappresenta una mescolanza di identità che potranno essere ricondotte a comunione solo se saremo capaci di costruire ponti», sottolinea Bertelle. La lunga pedalata che, nel cuore dell’estate, ha unito le Prealpi alla Sicilia, è stata possibile grazie alla collaborazione col Centro sportivo italiano, il Centro italiano femminile, l’Associazione italiana arbitri e l’Azione cattolica. E ha assunto una valenza più ampia: «Per certi versi — conclude — è stata espressione di quella sinodalità “dal basso” che ci viene richiesta dal Santo Padre e su cui verte il sinodo. Un’altra opportunità per vivere, assieme, la condivisione».

QUELLA FEDE RADICATA NELLA TERRA

da Famiglia Cristiana del 21 novembre 2021

di ALBERTO LAGGIA

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