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21/07/2020

DALLA CLAUSURA ALLA LIBERTÀ SOLIDALE ​104 opere d’arte di Vico Calabrò nate con la pandemia nel mondo

"In questo periodo di clausura non posso far altro che il mio lavoro di pittore e non perdo l'occasione.

Tra fogli, tavolette e tele il numero dei pezzi finora supera il centinaio.

Vediamo se ciò può essere utile alla Comunità, per esempio mandare le foto agli indirizzi degli amici invitandoli, se ne gradiscono uno, a versare un obolo libero.

Un saluto a tutti. Vico"

Così scrive Vico Calabrò mercoledì 8 aprile 2020 alla Comunità di “Villa San Francesco” del CIF di Venezia a Facen di Pedavena.

Vico non è pittore di corte, Vico è pittore di famiglia, di prossimità, di sguardi lontani.

Uomo e artista del mondo, continua ad attraversare con la fedeltà al SI anche tratti di vita degli altri, rispondendo sempre alle richieste, a volte impossibili, risultando mai scontato nella risposta, perché uomo capace di curvarsi sull’animo e sul bisogno delle persone di qualsiasi età, storia, colore, fede, censo.E’ pittore diretto e profondo, spesso sulla soglia del silenzio, fedele al bello, cavatore come pochi, sempre chiaro per i “lettori” della sua poesia, sia essa dipinta, come incisa, in particolare quella affrescata sui muri più impensabili e difficili, che lui accarezza, ama, ascolta, dialogando con loro, ascoltando magari silenzi urlati e grida mute, testimoni di storie anche dolorose e lì “registrate”, come pure racconti belli, significativi, impegnativi.

La sua arte è amata e rispettata in tantissime “gallerie della vita” nei luoghi più impensabili del mondo.

Mai ha disertato la carità, la carità della parola, della vicinanza, del segno, del bello, della ricerca di senso condivisa.

Dal 1980 in Comunità a Facen, poi a seguire alla Cooperativa Sociale Arcobaleno ’86 onlus a Feltre, da uomo e da artista, mai ha mancato di rispondere per la propria parte, mai invasiva, al bisogno di amore e di famiglia di tantissimi ragazzi e giovani, resi adulti prima del tempo. Da decenni è Direttore Artistico della Comunità e fondatore presso la Casa Emmaus in Facen della Casa degli Affreschi, già orfanatrofio e asilo della Piccola Opera della Divina Provvidenza fondata da san Luigi Orione, arte quella dell’affresco di Vico, vanto dell’Italia nel mondo.

Un centinaio gli affreschi realizzati, 24 maestri frescanti di 8 nazionalità hanno lasciato un’opera personale sulle pareti, 216 allievi di 14 nazionalità hanno avuto la possibilità di esercitarsi.

La sua famiglia è sempre stata il mondo e Giovanna con i suoi figli lo hanno sempre saputo, godendo di questa paternità allargata agli altri, capace di generare e restituire racconti di vita anche alla propria famiglia.

A Caldogno, come in Giappone, Vico dipinge storie d’infanzia, colori di vita delle valli dei templi, l’incanto profumato delle vette, il sapore del pane quotidiano.

Silenzio, ricerca, studio, ascolto, coraggio, confronto, passione, verità. Questi i capitoli di un Nuovo Testamento dell’arte, anche quello Antico, che dovrebbero vivere nella bisaccia dei pittori, almeno quelli viandanti sicuri e capaci nelle bretelle di bene lungo i sentieri del mondo e che Vico legge, medita, vive, testimonia, sia nella ferialità, come nella solennità, ogni giorno quindi.

Il nostro artista, molto amato e rispettato dai ragazzi e giovani che vivono nelle nostre Comunità, ama tutte le stagioni del tempo, sia quelle aride, come le innevate, le verdi, come quelle della raccolta dei frutti prodotti dalla semina a larghe mani, impastata dal sudore del lavoro, della vita da vivere sempre e comunque, attraversata da qualsiasi condizione, senza fretta e senza sconti.

E allora arrendiamoci. Vico non ridurrà mai le altezze e le asperità dei monti, per addomesticarle alla bisogna del nostro comodo, come pure qualche volta delle nostre pigrizie.

Neanche il Covid 19 ci è riuscito e dalla clausura di San Vito di Cadore sono uscite 104 opere di “strana” bellezza, ora libere di abitare nei cuori domestici, come lungo le valli, sulle cime e nei mari del mondo.

“Condizioni particolari, cartoni di recupero, ritagli di legno, limitate condizione di lavoro, preoccupazione, pochi mezzi”, così scrive Vico nell’accompagnare la consegna dei disegni.

Questi allora, se vogliamo, anche strumenti, in compagnia di storie ausiliarie e necessarie, alle quali Vico ha chiesto aiuto, risultando, nel caso interessi, pure documento della pandemia che ci ha accompagnato da febbraio 2020.

Ulteriore conferma, anche se non ve ne era certo bisogno, che quella di Vico è arte che educa e trasfigura.

Ragazzi, Educatori e Volontari di "Villa San Francesco"

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