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20/01/2017

----------COVARE L’INATTESO---------- Generare possibilità nel tempo della fretta

TG1 FA' LA COSA GIUSTA del 17/01/2017

Alfa e Omega, Principio e Fine

Anello in ferro di 2 metri di diametro realizzato su quello ideato e disegnato dallo scultore Giancarlo Frison di Bresseo (PD), commissionato da Ivan Bastoni, segretario del cardinale Loris Francesco Capovilla, e messo al dito del cardinale prima della sepoltura avvenuta lunedì 30 maggio 2016 nel cimitero di Fontanella (BG).

L’opera è stata realizzata da Devid Andreazza di Santa Maria di Quero (BL), con il coordinamento tecnico di Andrea Menin di Sedico (BL) e la collaborazione dello scultore Gilberto Perlotto di Trissino (VI).

L’anello sarà il passaggio per quanti visiteranno la mostra.

I 121 ferri in mostra costituiscono la fusione ideale dell’anello dell’Alfa e dell’Omega.

INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DOMENICA 18 DICEMBRE 2016 ORE 15:00, PRESSO IL MUSEO DEI SOGNI ALLA COOP. ARCOBALENO ’86 A FELTRE.

  1. Maniglia della porta di un immobile appartenuto alla mala del Brenta di Felice Maniero, ora casa della vittoria della legalità sul crimine e la malavita, donata dal Sindaco di Campolongo Maggiore (VE), Andrea Zampieri.
  2. Forchetta piegata, trovata a Longarone nei giorni successivi al disastro del Vajont del 9 ottobre 1963 e trasmessa da Roberto Padrin, Sindaco di Longarone, e Gianni Olivier, su interessamento di Ernesta Rossa.
  3. Culla della Ruota degli Esposti dell’infanzia abbandonata a Padova.
  4. Catene servite per legare, ad alberi posti fuori dai villaggi in Costa d’Avorio e Benin, i piedi di malati di mente, liberati da Gregoire Ahongbonon.
  5. Macchinetta da caffè e macina caffè, realizzate su una bomba e porta munizioni da soldati italiani della Prima Guerra mondiale, a ricordo anche del fante Vittorio da Rold, dono dei figli Sandro e Mariarosa.
  6. Orologio donato da suor Rosa Lombardi, da 60 anni in Brasile per curare i malati di lebbra, su interessamento di Agostino Coppe di Segusino (TV).
  7. Ferro per l’alzabandiera della Colonia C.I.F. Pio XII a Bibione in servizio dal 1957, fondata dalla presidente Maria Monico, e successiva accoglienza per gruppi, associazioni, enti assistenziali, famiglie provenienti dall’Europa e campo profughi.
  8. Pezzo di ferro di un cassone usato da italiani che emigrarono per lavoro in Libia e nel successivo esodo presso i campi profughi allestiti in Campania, Puglia e Lombardia, donato da Dario Dal Magro di Trichiana (BL).
  9. Pezzo di arcata del tunnel per la coltivazione dei fiori del Centro Occupazionale Zolla in Fiore, della Comunità “Villa San Francesco” a Facen, crollato sotto la grande nevicata del 1985, il provvisorio Omega di una significativa storia solidale creduta finita, e viceversa ripartita con un nuovo Alfa, capace di far nascere 30 anni fa la Cooperativa Sociale Arcobaleno ‘86 onlus al Casonetto di Feltre.
  10. Chiodo raccolto durante i lavori di restauro nel grande ed antico monastero di Kiril di Belosersk, nella città di Kirilov in Russia, da parte di Guerrina Andolfatto, presidente del C.I.F. di Mira.
  11. Palo di ferro servito a sostegno del capannone nella tragedia dell’inondazione di Refrontolo (TV) nel 2014, provvidenziale per salvare decine di vite umane, a memoria di 4 persone trascinate dalla furia dell’acqua e decedute, donato dal presidente della Pro Loco di Refrontolo, su interessamento di don Brunone De Toffol e Michele Andreola.
  12. Statua di bambino realizzato da uno scultore di Udine con l’utilizzo di materiale bellico della Prima Guerra mondiale.
  13. Macchina da cucire a ricordo dell’eccidio del 1944 ad Aune di Sovramonte (BL), donata da Fiore De Bortoli.
  14. Croce di fine ‘800 rinvenuta nel vecchio cimitero sconsacrato e abbandonato di Zorzoi(BL), in attesa di essere gettata nella raccolta del ferro, consegnata per conto dell’Amministrazione Comunale di Sovramonte (BL) da Anna Antoniol, Assessore alla cultura.
  15. Vecchia tabella in ferro trovata in Friuli con la scritta ATTENTI AL CANE, fatta avere con il libro di Cesbron “Cani perduti senza collare”, che affronta il tema dei ragazzi abbandonati, soli e dimenticati.
  16. Acquasantiera realizzata dai ragazzi e giovani della Comunità “Villa San Francesco” su una bomba slabbrata e materiali recuperati nelle discariche, con il tema educativo LE GRANDI RISORSE DELL’INUTILE.
  17. Bicicletta usata come porta ordini della Prima Guerra mondiale, dono di Sergio Sanvido di Cesiomaggiore.
  18. Pezzo di turibolo servito ad incensare durante le celebrazioni liturgiche presso la chiesa di Puos d’Alpago (BL), a ricordo dei 150 anni della fondazione della parrocchia, su interessamento di Francesca Gaio, Paola Barattin, don Luciano Saviane.
  19. Campanella del Concilio Ecumenico Vaticano II usata durante le assisi conciliari in Basilica di San Pietro e donata alla Comunità “Villa San Francesco” da Papa Giovanni XXIII, su indicazione del segretario mons. Loris Francesco Capovilla.
  20. Palo di ferro usato sul Monte Grappa a sostegno del filo spinato divisorio delle truppe in combattimento, prelevato in una raccolta di ferro abbandonato, da Renzo De Cet.
  21. Carrozzella in ferro, metri 4 per 6, forse la più grande al mondo, realizzata da volontari della Comunità, a sostegno ideale delle grandi difficoltà dei malati di SLA e realizzata da Celso Vidus e Primo De Zordi. Le ruote sono dono di Fortunato Pavei di Sedico.
  22. Sezione esatta in ferro con riproduzione fedele della bomba atomica sganciata il 6 agosto del 1945 su Hiroshima in Giappone, e costruita da Livio Maraga di Sedico (BL).
  23. Banco della scuola di San Giuliano di Puglia crollata con il terremoto del 2002 con 26 bambini morti e due insegnanti, dono dei genitori su interessamento degli inviati speciali del quotidiano Avvenire, Pino Ciociola e Lucia Bellaspiga.
  24. Bugia realizzata con tondini di ferro di m 6 per 8 che ogni visitatore potrà accendere idealmente, per fare luce alla vita, alla storia, alle genti e ai popoli del mondo, realizzata da Celso Vidus in collaborazione con Angelo Nardi, Albino De Carli, Sisto Barp, Paolo Racca, Gelindo Zaetta.Pezzo di ferro portato a riva dal mare Adriatico sull’arenile di Bibione e portato in Comunità da Issa Sy del Mali.
  25. Lumino di ferro del 1700.
  26. Rampone di uno scarpone del 1800.
  27. Parte di un quaderno ad anelli donato da Ubaldo Camilotti.
  28. Ferri raccolti dagli scarichi della città di Lubiana dove è passata l’acqua e il sangue degli sloveni durante la Seconda Guerra Mondiale e nei pressi della prigione dove era rinchiuso Silvio Pellico da Daniela e Andrea Lastrucci di Prato.
  29. Cassetta munizioni germanica del 1917 trovata sul Monte Grappa.
  30. Frammenti di bomba, lamiera e filo di ferro.
  31. Tre chiodi tolti dalla vecchia canonica in legno di don Narciso d’Agostini, della nascente parrocchia del quartiere del Boscariz di Feltre.
  32. Medaglia, dono di una signora di Soranzen (BL).
  33. Ferro di cavallo del 1820.
  34. Scarponi chiodati, dono di Alberto Cecconello.
  35. Picchetto arrugginito trovato tra le rocce vulcaniche a Lanzarote, di fronte all’Oceano, dono di Giulio Bellocchio di Brescia.
  36. Stampo di una forma di formaggio PIAVE, dono del direttore della Lattebusche, Francesco Bortoli.
  37. Proiettile di mortaio della Prima Guerra Mondiale, rinvenuto sul San Pellegrino, dono di Dino Dalfreddo di Feltre.
  38. Ferro dalla Colombia, dono di Stefano Moret.
  39. Crocifisso realizzato negli anni ‘70, dono di Davide, Giacomo e Maria Agostina Campagna di Belluno.
  40. Ferro vicino a una straordinaria storia di vita appartenuta a Salvatore Consoli di Catania.
  41. Asta e puntale di un ombrello, raccolti lungo la via Francigena da Enrico Favaro a Altopascio, in provincia di Lucca.
  42. Raschietto per incidere nel legno il segno di casa, per marcare i tronchi di legno, contrassegnare il legnatico assegnato dalla Regola, dono di Valentina De Martin di Padola (BL).
  43. Pezzo di ferro usato per la costruzione del muro di cinta del piazzale dell'Oratorio di Mezzolombardo (TN), dono di Rosa Veronesi.
  44. Fascetta da grondaia recuperata durante i lavori di restauro del Centro d’Infanzia “Il Germoglio” di Carpenedo in Mestre (Ve), dono dei bambini accolti.
  45. Barre in ferro usate un tempo per consolidare la struttura lignea del soffitto del Municipio di Feltre, dono del Sindaco Paolo Perenzin.
  46. Filo di ferro raccolto da Giuliano Vendramin nei pressi del Jefferson National Expansion Memorial a Saint Louis, Missouri, USA, a ricordo dell’Alfa e dell’Omega della schiavitù.
  47. Chiodo di barca di San Vito Lo Capo (TP), dono di Gabriella e Luigi Smaniotto di Feltre.
  48. Uncinetto appartenuto alla signora Amalia Mondin, classe 1911, dono di Maura Roman.
  49. Gancio per rimuovere le tavole di rete metallica dove erano adagiati e si nutrivano i bachi da seta, dono di Rosetta Cremasco, presidente del C.I.F. di Marcon (VE).
  50. Pezzo di bomba della guerra sul Monte Grappa, dono di don Fabio Cassol, parroco di Rasai.
  51. Reperti della Prima Guerra Mondiale rinvenuti sulle Dolomiti e donati dall’ing. Marco Salmini di Venezia.
  52. Moka napoletana, dono di Adele D’Incau.
  53. Inferriata della finestra di una camera, dono di Adele D’Incau.
  54. Ferro raccolto sul Piave, tra Longarone e Castellavazzo, a ricordo degli zattieri del Piave e donato da Irene Da Ros di Castellavazzo (BL).Ferro da stiro (tempi della Spagna franchista), appartenuto alla famiglia Merino de la Fuente in Alalpardo Madrid, dono di Cristina Merino de la Fuente.
  55. Residui della demolizione dell’ex cinema Excelsior di Feltre, dono dell’ing. Gianvittore Vaccari.
  56. Serratura in ferro proveniente dai ruderi di un vecchio mulino situato in località Val de Mulin, lungo il corso del torrente Riù a Segusino (TV), dono di Matteo Berra.
  57. Casa Pollicino a Petrosani, in Romania, dono del Gruppo Operativo Giovani di Puos d’Alpago.
  58. Chiodo per “armatura” e “fermo” per getto di cemento, dono della Famiglia Fantino di Feltre.
  59. Scalpello dono di Osvaldo Ferrari di Capriano del Colle BS, che lo ha personalmente forgiato e temperato. Lo aveva utilizzato nei lavori di costruzione della sua casa e sempre gelosamente conservato.
  60. Molla di lavatrice dono della Comunità Emmaus di Fiesso Umbertiano RO simbolo di resilienza ma anche di ospitalità per tutto ciò che viene lavato e passa per la Comunità e simbolo anche di tutto il materiale recuperato nei 20 anni di esistenza della Comunità di Fiesso.
  61. Forbici dono di Elena Brugnolo di Albignasego PD, mamma di 3 bambini, che da 2 anni combatte con un brutto linfoma e ha dovuto sottoporsi ad autotrapianto di midollo. La forbice è uno degli strumenti più spesso usati dagli operatori sanitari in questo doloroso percorso, ma vuole simboleggiare la speranza di un taglio con questa malattia e il ritorno alla salute.
  62. Lucchetto dono di Emèka Asika del Biafra NIGERIA che, migrato in Europa, dopo esser stato in Belgio, veniva in Italia da clandestino. Ammalatosi di reni è stato sottoposto nel 2005, dopo 6 anni di dialisi, a trapianto di rene. Il lucchetto simboleggia il legame con la sfortunata ragazza donatrice che gli ha salvato la vita e anche il legame con il nostro Paese che per motivi sanitari non può sciogliersi, ma è anche il lucchetto della valigia con la quale, per un breve periodo, ha potuto tornare a casa a rivedere la madre dopo 20 anni.
  63. Pialla e serrature provenienti da Cantù (CO).
  64. Residui di lavorazione per sculture da parte dell’artista Luciano Savio fratello del Vescovo Vincenzo Savio, dono della nipote Roberta Medolago di Osio Sotto (BG).
  65. Frammenti della moto di Mattia (raccolto dopo l’incidente), dono dei genitori Lorella e Luigi, su interessamento di Andrea Ossato, della parrocchia di Gazzo (PD).
  66. Fittone, filo spinato, filo di ferro e chiodi raccolti durante un’escursione sulla via attrezzata “Bepi Zac” dagli escursionisti Riccardo, Rino e Stefano.
  67. Ferro di una nuova costruzione in Feltre, dono dell’impresario Giambattista Ferro.
  68. Residuati della Prima Guerra Mondiale, raccolti da Manuele Casanova e Maurizio Lusa sul Monte Ortigara durante le uscite dei “4 Sì in Alta Montagna”.
  69. Tacchetti di scarpe da calcio usati e donati da Francesca Avanzo, educatrice in Comunità e prima giocatrice al mondo ammessa a un campionato di calcio maschile ufficiale del C.S.I.
  70. Bocce della Stella Alpina Facen, appartenute a Gianpaolo Zabot di Col di Facen.
  71. Stampi e chiavi della metallurgica di Cibiana, dono di Sergio Bianchi e Roberto Costantin su interessamento del pittore Vico Calabrò.
  72. Vera matrimoniale di ferro sostitutiva per la raccolta Oro alla Patria, durante il periodo fascista in Italia, rinvenuta e donata da Graziano Bellet di Valdobbiadene (TV).
  73. Ettometrica prelevata per rilevare un incidente stradale, dono di Giuseppe Teriaca.
  74. Accetta trovata in un orfanotrofio in Carinzia, dono di Yodit Herods Lemma.
  75. Ferri donati da emigranti di Facen a Grenoble in Francia.
  76. Reperti della Colonia Marina Pio XII del C.I.F. di Bibione, presi da Celso Vidus e Ezio Sartori.
  77. Medaglia commemorativa del Giubileo Straordinario della Misericordia, dono di don Attilio Riva, direttore delle Poste Vaticane.
  78. Porta stendardi del Santuario dei Santi Vittore e Corona in Feltre, dono del rettore mons. Sergio Dalla Rosa, a ricordo anche del primo e ultimo affresco (1975 e 2016) dei 108 dipinti dal pittore e frescante Vico Calabrò, in tante parti del mondo.
  79. Presepio realizzato da Urbano Lorenzon di Cassola (VI), con materiale bellico recuperato sul Monte Grappa.
  80. Strumenti in ferro impiegati per il lavoro in miniera, dono dell’ex sindaco di Vas Sereno Solagna, su interessamento di Bruno Zanolla, sindaco di Quero.
  81. Ferri trovati dalla famiglia Herods ad Addis Abeba in Etiopia.
  82. Crocifisso realizzato con chiodi del 1800, rinvenuti in una cantina di Canepina (Viterbo), dono del parroco padre Gianni Carparelli.
  83. Tenaglia appartenuta ad un emigrato di Facen in Svizzera, dono di Mauro Dal Pian.
  84. Lanterna di fine ‘800 recuperata in una casera del Col Melon sul Monte Avena.
  85. Componente del meccanismo dell’archivio rotante dell’anagrafe comunale di Thiene, dono del Sindaco Giovanni Casarotto.
  86. Timbro in ferro del Comune di Pedavena, dono dell’Amministrazione Comunale.
  87. Ferri donati dal Comune di Trichiana e recuperati dalla discarica comunale.
  88. Granata, rampone da ghiaccio e “pianta” per affilare le falci, donati da Sandro Cassol di San Gregorio nelle Alpi.
  89. Crocifisso realizzato da Giambattista Vieceli, dono di Roberto De Paoli di Zermen.
  90. Ferro trovato da Manuele Casanova sotto un sasso in località Spiesa di Facen di Pedavena.
  91. Resti della Prima Guerra Mondiale trovati sulla Torre di Toblin, vicino le Tre Cime di Lavaredo.
  92. Oggetti portati dagli studenti di terza media anno 2016/17, della Scuola media “Ricci” di Belluno, su interessamento della professoressa Tatonetti.
  93. Marchio in ferro usato per la Scuola Ri-cercatori di Senso della Comunità “Villa San Francesco”, e realizzato da Devis Perotto.
  94. Oggetti familiari donati dalla famiglia Baldo di Caerano di San Marco (TV), su interessamento di Fabiola Banchetti di Montebelluna.
  95. Munizioni rinvenute sul Monte Grappa da Manuele Casanova.
  96. Stemma dell’Associazione Feltrina Donatori Volontari di Sangue, dono del Presidente Saverio Marchet.
  97. Bici in miniatura, dono dell’Ambasciatore del Sud Africa in Italia, a ricordo del primo trapianto di cuore effettuato dal prof. Christiaan Barnard all’ospedale Groote Schuur a Città del Capo.
  98. Pezzo di bomba esplosa sul Montello e donata da Silvana Consolini di Bassano del
  99. Grappa.
  100. Corda spezzata di un pianoforte sostituita da Erik Casanova, dono alla Comunità di Giocondina Toigo di Fonzaso (BL).
  101. Opera realizzata con ferro abbandonato da Orlando Tisato di Spello.
  102. Chiodo di una casa diroccata del centro minerario di Valle Imperina in Agordo, dono del sindaco del comune di Agordo, Sisto Da Roit.
  103. Filo di ferro per filari di viti e tagliafieno, donati dallo scultore Mauro Bianchet a ricordo dell’alluvione del 1966 con lo straripamento del fiume Cordevole, su interessamento di Confini Comuni associazione di Santa Giustina (BL).
  104. Originale fusione di ferro in scultura,
  105. Targhetta Anno Santo 1983 e distintivo GIAC, dono di Alan Bortolas, responsabile dell’Azione Cattolica di Feltre.
  106. Rete e ferro usati dai rocciatori di Fonzaso (BL).
  107. Frammento di bomba trovata sul Monte Grappa da Saverio Marchet, a memoria dell’anno della fame del 1917.
  108. Ferri e attrezzi raccolti dall’ACAT – Alcolisti Anonimi- di Feltre e Seren del Grappa.
  109. Parte di carrozzeria di un’automobile donata da Jole Villabruna Dal Pont, di San Gregorio nelle Alpi (BL).
  110. Rompere le catene, scultura in ferro di Michele Zanin di Feltre.
  111. Attrezzi da lavoro composti e donati da Mauro De Cet di Zermen di Feltre.
  112. Antichi arnesi da falegname usati da Ambedo Pollet e donati alla falegnameria della Comunità dalla moglie Carmelita di Soranzen e ora in uso del volontario responsabile Sisto Barp.
  113. Moneta commemorativa del Messico, donata da Loris Nicola, emigrante dal 1982.
  114. Scultura in ferro realizzata a ricordo di padre David Maria Turoldo dallo scultore Gilberto Perlotto di Trissino.
  115. Mano di Cristo inchiodata, opera dell’artista Pongolini.
  116. Lanterna usata dagli antichi ferrovieri, anche per il trasporto dei deportati nei campi di concentramento.
  117. Sveglia della già URSS, donata da Lucio Polacco, a memoria del Pereunt et imputantur, Il tempo passa e sarà imputato.
  118. Testa di letto dipinta e incisa recuperata in un ecocentro.
  119. Torchio in ferro per stampare incisioni usato dall’artista Sergio De Bon di Calalzo di Cadore, e donato dai familiari alla Comunità.
  120. Materiale bellico usato da truppe austriache sul Monte Grappa durante la Prima Guerra Mondiale, e ricevute su interessamento dello storico feltrino Marco Rech.
  121. Elmo usato da soldati durante il primo conflitto mondiale e donato da Sisto Belli di Feltre.
  122. Vecchi morsetti per la rete del tavolo da ping-pong proveniente dal Carcere minorile di Treviso.
  123. Catenaccio recuperato da porta di casa oramai marcia, di un comune dell’alto vicentino, luogo di abuso domestico del padre sulle figlie.
  124. Ferro proveniente dalla Sardegna su interessamento di Cosetta Curti.
  125. Coperchio di una gavetta militare proveniente dalla forcella dell’Arghena alle falde delle Tre Cime di Lavaredo e piccolo pezzo di granata proveniente dal Monte Piana, Luoghi di aspro combattimento della prima guerra mondiale, dono di Sandro Mazzon.

Stola indossata da don Giuseppe Diana, ucciso nella Chiesa di San Nicola di Casal di Principe dalla camorra, alle 7,25 del 19 marzo del 1994 con una pistola, ovviamente in leghe ferrose, dal calibro 7,65.

I visitatori possono al termine del lungo cammino tra storie di Alfa e di Omega nel mondo, accarezzare questa stola per dire sì alla vita, donata come esempio da profeti coraggiosi.

Facen di Pedavena, 16 dicembre 2016.

LA DIREZIONE

Corriere delle Alpi del 19 dicembre 2016

In una maniglia la rinascita del paese di Felice Maniero

FELTRE. Ha la mano tremante, Andrea Zampieri, sindaco di Campolongo Maggiore, quando prende in mano la maglia della casa di Felice Maniero, il capo della mala del Brenta. È uno dei 122 “ferri parlanti”, arrivati alla comunità di Villa San Francesco da tutto il mondo, esposti in mostra per il periodo natalizio alla cooperativa Arcobaleno di Feltre. L’inaugurazione è avvenuta ieri pomeriggio.

«Maniero è stato un danno per tutto il paese, inutile nasconderselo, soprattutto per i giovani», spiega Zampieri. «Ed è con i giovani che riprendiamo la rinascita, a partire da quella casa, trasformata in un laboratorio di umanità e di vita; tra l’altro ospita una stamperia 3D».

È un esempio delle tante liberazioni dai ferri che nei diversi continenti hanno significato morte, prigionia, sofferenze d’ogni tipo. Suscitano forte emozione le catene servite per legare, ad alberi posti fuori dai villaggi in Costa d’Avorio e Benin, i piedi di malati di mente, liberati da Gregoire Ahongbonon. Vien da trattenere il fiato davanti alla forhetta recuperata nel fango del Vjaont o al palo di ferro servito a sostegno del capannone nella tragedia dell’inondazione di Refrontolo nel 2014, provvidenziale per salvare decine di vite umane, a memoria di 4 persone trascinate dalla furia dell’acqua e decedute.

Il vescovo monsignor Renato Marangoni, presente all’inaugurazione, ha accarezzato come fosse il suo pastorale il palo di ferro usato sul Monte Grappa a sostegno del filo spinato. E come non commuoversi in faccia al banco della scuola di San Giuliano di Puglia crollata con il terremoto del 2002 con 26 bambini morti e due insegnanti, dono dei genitori? Lo scultore Mauro Bianchet ha donato un filo di ferro per filari di viti e tagliafieno, a ricordo dell’alluvione del 1966 con lo straripamento del fiume Cordevole. E via elencando.

La semplice cerimonia inaugurale è avvenuta nel pomeriggio, alla presenza del vescovo, dei sindaci di Feltre Perenzin e De Bortoli di Pedavena, di don Giacomo Mazzorana, responsabile del museo di arte sacra, di numerosi amici e volontari della comunità.

Il senso della mostra lo ha spiegato la presidente Maria Rosa Da Rold, mentre il direttore Aldo Bertelle ha illustrato la molteplice attività della comunità.

«Sono sindaco solo da giugno - ha detto Zampieri di Campolongo - e il mio impegno in politica lo devo a questa comunità, che ho conosciuto facendo il servizio civile alla Caritas di Padova».

Il vescovo Marangoni ha benedetto la piccola folla indossando la stola di don Beppe Diana, ucciso dalla camorra, e benedicendo

con l’acqua proveniente da 800 tra mari, fiumi e laghi del mondo. “Covare l’inatteso” è il tema della mostra. L’inatteso - ha sottolineato il vescovo - è colui che ci ha generato. (fdm)

Il vescovo ai bellunesi: «Identità senza chiusure»

FELTRE. Identità sì. Anche bellunese. Ma che non voglia dire chiusura. «Cari bellunesi, non rinchiudiamoci ciascuno nel proprio “io”, ma riscopriamo il “noi”, il senso del popolo, che peraltro ognuno di noi si porta dentro».

Il vescovo don Renato Marangoni, paraorecchie per ripararsi dal freddo, arriva in incognito, con la propria auto alla cooperativa Arcobaleno. E guardandosi dal ritornare sulle polemiche dei sindaci agordini - sì, quelle relative all’accoglienza dei profughi - fa respirare profondamente gli amici di Villa San Francesco davanti ai 122 “ferri parlanti” giunti da tutto il mondo, testimoni delle tragedie più disumane, dai barconi in Adriatico al Vajont, passando per il Grappa della prima Guerra mondiale e la mala del Brenta.

In sintonia con Maria Rosa Da Rold, presidente della comunità, che addirittura rivendica il diritto al sogno, Paolo Perenzin, sindaco di Feltre, prova ad immaginare il sogno da consegnare al “Museo dei sogni” dell’Arcobaleno. Pone la necessità, anzi l’urgenza di scoprirsi - i feltrini e i bellunesi - come popolo, perché, anziché coltivare i valori identitari, li stanno addirittura disperdendo.

Musica per l’udito fine di “don Renato”. Che raccoglie e rilancia. «Ognuno di noi è una storia di popolo, è il racconto di un popolo, porta con sè un popolo. Quindi, da coltivare è un’identità aperta. Non l’identità - precisa il vescovo - che si pone l’obiettivo di sottolineare l’io anziché il noi».

Perenzin ascolta, ed è d’accordo. Condivide anche Maria Teresa De Bortoli, sindaco di Pedavena. Immaginarsi i ragazzi di Aldo Bertelle: alcuni di loro sono immigrati. Monsignor Giacomo Mazzorana annuisce, confidando - a proposito delle polemiche di una settimana fa - che da parte dei sindaci dell’Agordino non è stata interpretata puntualmente la disponibilità della Chiesa. Ma, appunto, il vescovo non ritorna nel merito.

Invita piuttosto i bellunesi a tirar fuori quanto di meglio hanno in loro stessi, «un potenziale enorme» di valori, «ancora inespresso».

«Sto visitando tutte le parrocchie e quando incontro i consigli pastorali - ricorda “don Renato” - c’è sempre chi pone domande lamentose, rivendicative. Poi, ragionando, ecco che emergono sentimenti ben diversi, di tutt’altro segno. E si nota una sete di parlare, anzi di parlarsi, di confrontarsi».

E non soltanto per quanto riguarda la vita della Chiesa, ma le problematiche della comunità. Anche quelle politiche, della pubblica amministrazione. Commenta il direttore Bertelle: «Monsignor Savio, il nostro protettore dal cielo, invitava i bellunesi a salire su queste montagne e a guardare l’orizzonte, tanto più ampio quanto più ci si alza. Don Renato si è subito posto in sintonia».

Francesco Dal Mas

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